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Da troppo tempo assistiamo a una politica che sembra aver perso la propria casa: non solo quella fatta di sedi o di simboli โ sempre piรน raro รจ ormai vedere una sezione di partito โ ma quella piรน profonda, costruita sui valori, sul pensiero, sul confronto e sulla formazione. La politica italiana รจ diventata sempre piรน liquida, frammentata, priva di radici e di identitร collettive. I partiti, un tempo luoghi di elaborazione e di crescita, si sono trasformati in contenitori momentanei: si riempiono in tempo di elezioni e si svuotano subito dopo. Strutture senza anima, incapaci di formare persone, di elaborare idee, di costruire una visione comune.
Ma la politica non puรฒ vivere di provvisorietร . Ha bisogno di radici solide, di comunitร che resistano al tempo e alle convenienze. Perchรฉ quando i partiti si svuotano, non viene meno solo una classe dirigente: si spegne la fiducia stessa nella politica come bene comune. I partiti โ quelli veri โ dovrebbero essere luoghi che formano, ascoltano e costruiscono; scuole di politica e di cittadinanza, in cui si impara ad ascoltare prima di parlare, a mediare prima di contrapporsi, a costruire soluzioni prima di cercare consenso. Eppure, oggi piรน che mai, simboli e alleanze raccontano il contrario: una politica che si adatta, che si piega, che dimentica.
E quando arrivano le elezioni, come in Puglia, ci si ritrova di fronte a un nuovo simbolo elettorale che riunisce la Lega, il Nuovo Partito Socialista Italiano e lโUnione di Centro: un esperimento politico (rectius elettorale) che appare privo di coerenza valoriale e di memoria storica.
Naturalmente, ogni scelta politica e ogni alleanza sono legittime: la democrazia vive anche di evoluzioni, di aperture e di confronti nuovi. Ma legittimitร non significa coerenza, e non tutto ciรฒ che รจ formalmente possibile รจ anche culturalmente credibile.
La Lega โ nata come Lega Nord per lโIndipendenza della Padania โ ha rappresentato per decenni una cultura politica radicata nel territorio settentrionale, fondata sullโautonomia regionale e sulla difesa delle identitร locali. Oggi, pur avendo esteso la propria presenza nazionale, conserva nel linguaggio e nella mentalitร tracce evidenti di quella origine. Sotto la guida del suo attuale Segretario, la Lega sostiene posizioni fortemente identitarie anche in politica estera: basti pensare al recente plauso a Netanyahu nella crisi di Gaza.
Accanto a quel simbolo compaiono perรฒ lo scudo rosso del Nuovo PSI: due emblemi che rappresentano culture politiche diverse ma entrambe decisive nella costruzione della Repubblica. La tradizione cattolico-democratica e quella socialista riformista hanno dato allโItalia alcune delle sue figure piรน alte: De Gasperi, Moro, La Pira, Dossetti da un lato; Turati, Nenni, Saragat, Pertini dallโaltro.
Vederle oggi riunite sotto unโunica insegna insieme alla Lega significa accostare visioni che nascono da radici profondamente differenti. Una sintesi che appare piรน tattica che ideale, piรน opportunistica che frutto di una reale convergenza di valori.
Lo dico con amarezza sincera. Nella mia anima centrista, e per storia familiare legata alla tradizione democristiana, mi dispiace profondamente che lโUdC e i “nuovi” socialisti abbiano accettato questo compromesso. Le grandi culture politiche che hanno costruito lโItalia repubblicana meritano rispetto, coerenza e profonditร . Non fusioni di comodo o alleanze senza anima per meri fini elettorali.
Ma la confusione dei riferimenti e delle appartenenze รจ ormai dilagante. Anche il Movimento 5 Stelle, nato come forza antisistema e animato da una retorica di partecipazione dal basso, ha finito per perdere la propria identitร originaria. Da movimento โcontro i partitiโ รจ diventato esso stesso un partito, passando in pochi anni dallโalleanza di Governo con la Lega a quella โ probabilmente piรน naturale, per comunanza di vedute โ con il PD e il centro-sinistra in molti territori. Non si tratta di una semplice maturazione politica: รจ un vero e proprio cambio dโanima, che ne snatura lโidentitร . Dalla spinta etica e civica degli inizi si รจ passati alla logica della “esistenza”, smarrendo quella tensione ideale che aveva mobilitato tante energie nuove.
ร questa la patologia che attraversa tutto il sistema: la politica non รจ piรน identitร , ma funzione; non piรน vocazione, ma mestiere. E i partiti che oggi stringono accordi non sono piรน quelli del passato, ma si sono trasformati al punto da rinnegare le proprie origini, smarrendo il senso di sรฉ e la propria ragione dโessere. Alcide De Gasperi ammoniva: โil politico guarda alle prossime elezioni, lo statista alle prossime generazioni.โ
In una regione come la Puglia โ terra di accoglienza, di cultura e di spiritualitร civile, terra di don Tonino Bello, di Aldo Moro, di Renata Fonte, di Giuseppe Di Vagno e di Tommaso Fiore โ questa alleanza suona come una stonatura etica e culturale. Una terra che ha dato al Paese testimoni di pace, libertร e giustizia sociale non puรฒ accettare una politica che rinuncia alla coerenza e alla memoria. Perchรฉ qui, piรน che altrove, la politica dovrebbe essere sentita come servizio alla comunitร , non come esercizio di potere o calcolo di convenienza.
La comunitร ha bisogno di una politica che sappia โtornare a casaโ: che ritrovi il senso del dialogo, del lavoro comune, del confronto tra idee diverse ma orientate al bene comune. Non รจ solo la politica a dover ritrovare la propria casa: anche i cittadini devono tornare ad abitarla, partecipando, studiando, scegliendo con consapevolezza. Solo cosรฌ si potrร ricostruire un rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni, oggi profondamente incrinato. Perchรฉ senza luoghi di pensiero e di confronto, la politica smette di essere comunitร e diventa gestione senza visione.
Serve tornare a pensare prima di allearsi, a educare prima di scegliere, a credere prima di vincere. Solo cosรฌ la politica potrร tornare a casa: a essere luogo di servizio, di confronto e di speranza, casa comune di chi non si rassegna allโindifferenza e continua a credere che il bene pubblico sia, ancora, la forma piรน alta dellโimpegno civile.
Angelo Fanelli
Taranto Think Tank







